CHIOSTRO
CICLO DI AFFRESCHI
CORRIDOIO EST
TESTATA
TITOLO: Compianto sul corpo di Cristo con la Vergine, San Francesco e un altro santo francescano
AUTORE: Giovanni Todisco1, 1543
TECNICA: affresco, mezzofresco
È il brano più antico dell’intero ciclo di affreschi, probabilmente coevo alla decorazione della chiesa, accostabile al nome di Giovanni Todisco1, il più importante pittore murale lucano del XVI secolo. A sinistra, presenta il rifacimento ben visibile di un’ampia porzione, ascrivibile a Giuseppe Fatiguso.
La scena rappresenta la Pietà fra i S.S. Francesco e Antonio (la figura s’intravede alla sinistra della Madonna) in cui è ammirevole la figura di Cristo, ben proporzionata ed avvolta da un perizoma ben drappeggiato. La croce di legno è identica a quella affrescata da Giovanni nella lunetta della Crocifissione, nel chiostro del Convento di S. Antonio a Rivello, ed i tratti marcati del volto della Madonna ricordano quelli di alcuni personaggi dell‘ Ultima cena (Fig.1), presente nel refettorio dello stesso convento.
Lo sfondato prospettico è composto da un arco retto da due imponenti pilastri, decorati a grottesche, che si aprono su uno scenario paesaggistico accennato.
La coerente costruzione a un unico punto di fuga centrale (Fig.2) è difficilmente attribuibile all’ esecuzione iniziale. È possibile infatti confrontare questa scena con Visitazione, Eterno, (Fig.3) raffigurazione presente nella prima nicchia, a destra, dall’ingresso della chiesa adiacente al chiostro, attribuita anch’ essa a Giovanni Todisco. Qui, nella torsione dell’arco che fa da sfondo alla scena e viene proiettato dal punto di fuga nell’aureola della Madonna, è evidente la mancanza di una coerente costruzione prospettica, ma, al contrario, lo spazio è “piegato” al volere comunicativo, la correttezza formale subordinata al contenuto simbolico.
ISCRIZIONE DEDICATORIA
Nella parte bassa, un’iscrizione dedicatoria, in cui, nonostante le lacune, si legge3:
"QUID PRO TE DEBUI FARI (IN DOMI)NO FEC(I). VIDE CONSI(D)ERA O MORTALIS QUE PRO TE SUM PASSUS 1543"
(trad.: "Ciò che per te ho dovuto fare, l’ho fatto nel Signore. Vedi, considera o mortale, ciò che per te ho sofferto”).
Più in basso, un altro lacerto di affresco, in cui è rappresentata una figura femminile inginocchiata, con un rosario e una scritta:
“SORE CHIA RA (P.) F.”
RESTAURI
Il dipinto era in cattivo stato di conservazione, con numerosi e profondi distacchi di intonaco, ricoperto da fissativi alterati da ridipinture ad olio risalenti a precedenti interventi. Si è proceduto a: consolidamento dell’intonaco, rimozione dei fissativi alterati e delle parti in gesso più deteriorate, consolidamento della pellicola pittorica, pulitura, stuccatura, reintegrazione pittorica con acquerelli sottotono per le piccole abrasioni e lacune, a tratteggio sulle stuccature.
Alfa Restauri S.n.c., 20112
Note
1 Cfr. MARTA RAGOZZINO, La decorazione del convento, in Il venerabile convento di Santo Antonio nella terra del Tito, a cura di VALERIA VERRASTRO, Calice Editori, 2013.
2 PAOLA VITAGLIANO, Gli affreschi restituiti: l’intervento di restauro, in Il venerabile convento..., op.cit.
3 la scritta completa è riferita da Don Nicola Laurenzana in: DON NICOLA LAURENZANA, Tito. Storia, vicende, personaggi, usi e costumi, fede, Moro, 1989.
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